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Social commerce sempre più influente, oggi il 91% dei GenZ compra così

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Altissima conversione dei giovani che navigano sulle piattaforme, forte il trend dell’ispirazione tra tutte le generazioni. In-car commerce e gaming i prossimi Eldorado.

Il tasso di conversione dei social consumers viaggia a velocità inversa rispetto all’età, secondo i dati di Citizens Financial Group sui pagamenti elettronici in USA riferibili a un pubblico maggiorenne. Grandissima parte della generazione Z (91%) compra qualcosa perché lo ha visto su un canale social; la quota scende gradatamente per millennials (84%) e generazione X (75%), mentre i boomer che si lasciano ispirare da Meta, X e TikTok sono poco più della metà. Quasi uno su due della GenZ (48%), secondo un report appena pubblicato da Capgemini, deve l’interesse per il prodotto alla relazione con un influencer che segue. Ma non si tratta soltanto di ispirazione: in media il 29% dei consumatori arriva al check-out attraverso un link pubblicato sui social, il 39% vuole cercare autonomamente l’e-commerce (tipicamente tramite Google), mentre un 20% ancora più cauto usa il punto vendita come un secondo showroom.

Nel settore travel la forbice si allarga: secondo uno studio di JustFly, se il 32% dei boomer riconosce l’utilità dei social per la pianificazione dei propri viaggi, l’81% della Generazione Z si affida a questi media anche per la scelta della meta; lo stesso per il 75% dei millennials. Diversi risultati dipendono anche da diverse piattaforme coinvolte, dal momento che Facebook coinvolge solo metà della GenZ, mentre raggiunge il 70% delle fasce più adulte. Più trasversale YouTube. Altrove, c’è chi dice no: nel 2021 Lush ha abbandonato i social media e relative opportunità di business, per sensibilizzare sulla scarsa regolamentazione di questi mezzi e i pericolosi effetti sociali che possono produrre.

Per Ted Levine di Capgemini Americas, il social commerce non è l’unico trend in crescita tra le nuove abitudini di acquisto digitale. Punti d’interesse per i retailer saranno il gaming – inteso non come merceologia, ma canale di vendita al pubblico dei gamer – e l’in-car commerce, che prevede l’uso di strumenti tecnologici per agevolare l’acquisto di beni e servizi da parte di chi è alla guida di un veicolo. Secondo un’altra indagine, due terzi degli acquisti in fast food del 2023 sono stati fatti in questo modo. E ci sarebbero ben altre potenzialità, dal momento che il valore dell’in-car commerce potrebbe lievitare da ottanta a seicentoventi miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.

La comodità vuole la sua parte e ci dà un’idea della penetrazione culturale del mobile commerce, se consideriamo che il 72% dei consumatori USA non disdegna di fare shopping mentre è a letto, o lo ha fatto almeno una volta nella vita. Il 16% degli americani che timbra il cartellino fa shopping anche durante le riunioni di lavoro, ma la percentuale sale al 26% se isoliamo i lavoratori millennials.