GS1, le promesse dei brand che vincono la crisi
L’osservatorio Immagino di GS1 Italy analizza i claim del largo consumo: confezioni compostabili e alimenti dietetici (+25% nel pet food) tra le poche categorie che crescono nei volumi.
A fronte di un calo trasversale dei consumi delle famiglie, provocato dall’inflazione ed evidenziato dalla diminuzione dei volumi su tutti i comparti, fanno eccezione alcune categorie di prodotto, come emerge dall’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, che riescono a crescere e ci dicono qualcosa sulle priorità dei consumatori italiani. Tra queste c’è la sostenibilità, con un’attenzione particolare per l’ambiente e la gestione responsabile delle risorse. Ci sono poi abitudini alimentari ritenute così importanti da resistere al taglio del carrello, soprattutto se la spesa è per Fido o Birba. Ne scaturisce anche che il 43% delle vendite grocery si posiziona nella fascia di prezzo media, il 26,3% in quella bassa e il 30,6% nella fascia premium.
Meno dolci
Quasi diciassette prodotti alimentari su cento, sugli scaffali di ipermercati e supermercati, hanno in etichetta un claim che riferisce l’assenza o la scarsità di un determinato nutriente, ingrediente o additivo. Si tratta di attribuzioni – “ridotto contenuto di grassi”, “senza conservanti”, “senza olio di palma” etc – che solitamente mirano ad accrescere la reputazione di genuinità o salubrità del prodotto, facendo leva sull’esigenza del consumatore di controllare accuratamente la propria dieta. Nel 2022, la crisi dei consumi che colpisce la grande distribuzione non ha risparmiato la categoria, detta dei “free from”, i cui volumi variano del -5,2%. Si distaccano però dal trend negativo i prodotti con pochi zuccheri (+4,1%) e senza zuccheri aggiunti (+1,5%), trainati da dessert freschi monoporzione, preparati per dolci, succhi di frutta e altre bevande. Nella stessa categoria si distinguono in positivo anche i prodotti senza antibiotici (+4,3% a volume) – specialmente uova, pesci e pollame -, i prodotti senza lattosio (+2,1%) e quelli senza aspartame (+2,2%), discusso edulcorante spesso sostituito da stevia (+7%).
Biodegradabili
Il grande paniere dei “prodotti sostenibili” rappresenta oltre un quarto di tutto il grocery (27,2%) per quindici miliardi e mezzo di venduto, e ha segnato una flessione dei volumi del 4,3%. Delle quattro principali aree tematiche (1-management sostenibile delle risorse, 2-sostenibilità sociale, 3-agricoltura e allevamenti sostenibili, 4-tutela degli animali), la prima è la più rappresentata a livello industriale, con una quota del 12,7% sul totale dei prodotti di largo consumo, e registra la flessione più moderata del paniere (-3,3%). Alcuni claim attribuiti al management delle risorse riportano infatti risultati molto positivi: la migliore performance della categoria appartiene a “OK-compost”, che appare su un prodotto ogni duecento e segna una crescita a volume dell’11,8%, seguito da “biodegradabile” che cresce del 3,7%. In termini assoluti, i claim più importanti sono “riciclabile” e “con materiale riciclato”, perché appaiono su circa un prodotto ogni trenta e tengono testa all’inflazione, crescendo rispettivamente dell’1,8% e del 3% a volume. Il successo di questi claim, confrontato con il lieve declino di “faitrade” (-5,4%) e “cruelty free” (-1,8%), confermerebbe che l’area delle risorse ambientali adesso sia la più influente sulle vendite. Anche i numeri di Biorepack confermano la solidità del trend, evidenziando che nel 2022 il 60,7% degli imballaggi in bioplastica compostabile sono stati riciclati.
Per la loro linea (Pet care)
Se nell’alimentare vanno forte i prodotti senza zucchero, nel pet trionfano i mangimi ipocalorici (+25%), campioni di una categoria che raccoglie successi in molti altri segmenti: i mangimi “grain free” crescono del 12,7%, quelli con ingredienti naturali del 16,8% e quelli da pesca sostenibile (“MSC”) del 17,2%. I pochi claim del settore pet-care associati a una flessione di vendite sono “ricchi di vitamine” (-10,9%), “ricchi di Omega 3-6” (-15,9%) e “100% italiano” (-19,7% sempre a volume); ma quest’ultimo dato non deve ingannare, perché parallelamente continuano a crescere prodotti accompagnati dalla bandiera italiana (+9,1%) e dal claim “made in Italy” (+13,4%).