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.green & human retail

L'Osservatorio Packaging del Largo Consumo presentato a CIBUS 2024 mette in luce il percepito delle pratiche di sostenibilità e buona alimentazione del food & beverage. E un potenziale inespresso.

Le legislazioni e gli incentivi cominciano a dare i primi frutti. Sono sempre di più le aziende che promuovono strategie di riciclaggio ecocompatibili. Ecco alcune storie.

Quanto possa durare un business che punta tutto sui volumi, e come si possa fare sostenibilità dove c'è pochissimo margine, sono domande che hanno animato il convegno "Retail for Good", organizzato da Diamart e Altavia, a Parigi.

In un'epoca di cambiamenti climatici, queste nuove parole d'ordine spingono i retailer ad accelerare il processo di decarbonizzazione e a ridurre ulteriormente l'impatto ambientale delle loro attività.

Partnership virtuose tra GDO e città mirano a dimezzare gli sprechi entro il 2030, ma il trend italiano è peggiorato rispetto al 2022 e il 26% del food waste è collegato alle offerte promozionali.

L'indagine di Netcomm e Politecnico sulla sostenibilità dell'e-commerce rileva -75% di CO2 per chi compra online. Decisivo l'ultimo miglio, nelle città grandi i risultati più favorevoli.

In corsa per la sperimentazione a scaffale del fresco di nuova generazione, la GDO risponde alla domanda di alimenti coltivati con tecniche responsabili.

Continua il successo della moda second hand, ma una crescita incontrollata della domanda può avere risvolti negativi . Le grandi piattaforme privilegiano la qualità e investono nel luxury.

I prodotti vegani si fanno largo nella GDO, con la spinta di alcune insegne favorevoli al trend cruelty-free. Cresce la domanda di alternative plant based ai cibi tradizionali.

Anche i big player iniziano a scaricare i costi sul cliente, intanto cresce il danno ambientale causato dalle emissioni e dai resi spediti direttamente in discarica.