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Food waste index 2024, ogni giorno un miliardo di pasti nella spazzatura

Partnership virtuose tra GDO e città mirano a dimezzare gli sprechi entro il 2030, ma il trend italiano è peggiorato rispetto al 2022 e il 26% del food waste è collegato alle offerte promozionali.

Un quinto di quello che produciamo, viene puntualmente buttato via, mentre un terzo dell’umanità affronta l’insicurezza alimentare e 783 milioni di persone soffrono la fame. Sono un miliardo di pasti quelli che eliminiamo ogni giorno: a rivelarlo è il Food waste index report 2024 dell’Unep, che fornisce la stima globale più accurata sullo spreco alimentare a livello di vendita al dettaglio e di consumo, ma offre anche indicazioni per migliorare la raccolta dei dati e suggerisce buone pratiche per contrastare lo spreco, in linea con l’obiettivo di sviluppo sostenibile 12.3 di dimezzare lo spreco di cibo entro il 2030. Lo stesso report segnala che il discrimine tra vizio e virtù non è tanto sul confine tra paesi ricchi e paesi poveri, quanto tra vita urbana e vita rurale. Nelle città del mondo, in altre parole, non abbiamo ancora trovato un sistema efficace per riconvertire adeguatamente il surplus di cibo, o meglio di evitarlo.

In Italia finiscono nella spazzatura quattro milioni di tonnellate di alimenti, per un valore complessivo di tredici miliardi e mezzo di euro: sono dati del 2023 raccolti e raccontati dall’Osservatorio Internazionale Waste Watcher nel suo ultimo rapporto. Ogni italiano butta più di mezzo kg di avanzi ogni settimana: fenomeno in aumento rispetto al 2022, nonostante l’inflazione. E il cestino della spazzatura si riempie di più al Sud, dove si spreca il 4% in più della media nazionale, mentre al Nord si butta il 6% in meno e il Centro è in linea con la media: lievi variazioni intorno a un dato ammirevole per nessuno.

Il rapporto di Waste Watcher chiama in causa anche la grande distribuzione, dato che il 26% dello spreco alimentare deriva dall’acquisto di prodotti in offerta. Un vantaggio economico per il consumatore che fatalmente si converte in una riduzione di valore, se il bene viene scartato, oltre che in un fattore di iniquità e inquinamento aggiuntivo. La buona notizia è che le partnership fra pubblico e privato – che sono sempre più diffuse e in Giappone e Gran Bretagna hanno già raccolto esperienze di successo – possono contribuire a ridurre lo spreco fino al 30%. L’amministrazione comunale di Milano ha annunciato la nascita in città, entro il 2024, di tre nuovi hub per il recupero e la redistribuzione delle eccedenze alimentari.

food waste insetti farina di grilli

In tema di sostenibilità alimentare, intanto, fanno capolino nella grande distribuzione italiana gli snack a base di farina di insetti firmati Small Giants. Per il momento un’esclusiva del meridione, essendo distribuiti in tre supermercati Conad a Napoli e in circa trenta punti vendita Decò nel Napoletano e nel Beneventino. Soddisfatto il co-fondatore e CMO Francesco Majno, che avevamo intervistato su Altavia Watch un anno fa e oggi a Fruit Book Magazine rimarca: «I nostri Cracker Bite sono tutti a base di farina di grillo, la fonte proteica sostenibile del futuro. E sono prodotti in Italia». L’allevamento avviene nel Sud-Est asiatico ma, come spiega il sito web del brand, trasportare le materie prime dall’estero impatta molto meno che ricreare le condizioni ambientali che occorrerebbero per allevare gli insetti in loco.