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Piccola impresa, grande export: parola di Amazon

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Le PMI italiane sfiorano il miliardo su Amazon marketplace: casa, bellezza e salute i prodotti più richiesti all’estero. Ma il colosso dell’e-commerce non piace a tutti.

Vale quasi un miliardo di euro (950 milioni) l’export della piccola e media impresa italiana che passa tramite Amazon: nel 2022, oltre centoventicinque milioni di prodotti (il 20% in più rispetto all’anno prima) sono stati spediti dall’Italia verso altri paesi con transazioni concluse sulla piattaforma. Si chiama “marketplace” lo spazio in cui le aziende possono aprire una vetrina e fare vendita diretta: qui, più della metà delle PMI attive ha visto crescere del 20% il proprio fatturato (mentre la media complessiva registra un +9%). Restringendo il campo, si contano ottocentocinquanta PMI italiane (delle ventunmila presenti su Amazon) che hanno superato il milione di euro di vendite. Ma cosa vendono le nostre PMI? Secondo il report pubblicato da Amazon nel 2023, i prodotti per la casa, di bellezza, per la salute e la cura della persona, insieme a sport e alimentari, sono i più venduti. La prima regione per valore dell’export è la Lombardia, con oltre cento settantacinque milioni di euro, seguita dalla Campania con centotrenta milioni e poi dalla Toscana che ne totalizza cento. La città di Milano, da sola (85 milioni), vende più del Lazio (80) e del Veneto (75).

Ma resta ancora un grande potenziale da cogliere, se si considera che l’e-commerce rappresenta solo il 12% del totale delle vendite al dettaglio in Italia (dati del Politecnico di Milano) e che solo il 13% delle PMI vende online, contro la media europea del 18% (Digital Economy and Society Index 2022). Secondo i dati presentati da Ambrosetti all’ultimo Forum di Cernobbio con lo studio “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive”, le imprese italiane che vendono online ottengono benefici anche sul canale fisico, quali un aumento della brand awareness (lo affermano sette aziende su dieci delle intervistate), un’innovazione basata sull’esperienza multicanale insieme a un miglioramento del servizio di post-vendita (sei su dieci) e un ampliamento della base di clientela nazionale ed estera (idem). La promessa di Amazon ai piccoli e medi retailer italiani è di aiutarli a raggiungere un valore di un miliardo e duecento milioni di euro di vendite all’estero entro il 2025.

«Ma adattarsi alla rivoluzione digitale non significa dover aderire a un singolo modello», sostiene Luca Gatti, Partner & Director CX Transformation di Boston Consulting Group. Dal punto di vista di chi compra, come emerge da una ricerca di BCG, Amazon non rappresenta un modello di e-commerce universale, in quanto l’esperienza che fornisce non soddisfa ogni categoria di cliente. Nel settore dell’elettronica di consumo, utilizzato come bacino per la ricerca, si delineano quattro trend di comportamento e altrettanti cluster di consumatori (gli edonisti, i deleganti, gli ottimizzatori, gli opportunisti). Risulta che Amazon potrebbe essere l’habitat ideale per due di questi cluster (ottimizzatori e opportunisti) che, però, sommati insieme non arrivano nemmeno a metà del campione (35%). Il gruppo più affollato è quello degli edonisti: sempre alla ricerca di ispirazione, novità, esperienze uniche ed esclusive; sono inclini a recarsi in punto vendita utilizzando il proprio smartphone (anche in store) ed escono soddisfatti dopo aver fatto acquisti nei negozi mono-marca.