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Consumi, arriva l’epoca del proud debudgeting (forse)

 

Mentre sono sempre più pesanti gli effetti dell’inflazione la solita Gen. Z prova a fare di necessità virtù parlando di loud budgeting.

I dati Istat sui consumi e le vendite al dettaglio diffusi a gennaio e riguardanti il mese di Dicembre 2023 continuano ad evidenziare uno scenario che ormai ci siamo abituati a vedere. Anche per l’ultimo trimestre del 2023 la crescita è minima (0,2% su base mensile e 0,6% su base annua) e in larga parte determinata dall’andamento dei beni non alimentari. Pesa l’inflazione che riduce il potere di acquisto, riempie meno i carrelli e rendi esitanti prima di comprare. E pesa il ristagno degli stipendi, che in Italia crescono dell’1% a fronte del 32,5% di media fatto segnalare nell’area Ocse. 

L’effetto non è solo quello di spingere i consumatori verso i discount per i propri consumi alimentari.

L’inflazione sta innestando una vera e propria mutazione genetica nei comportamenti consumatori. Lo sottolinea il report pubblicato qualche giorno fa da Ey Future Consumer Index, basato su un sondaggio di oltre 22.000 cittadini globali, incluso un campione di 500 italiani. Come succede da mesi una buona fetta del campione (91%) è preoccupato per la propria situazione economica, per l’economia nazionale (81%), per i rincari di beni e servizi (75%). 

Ma il dato forse più emblematico è una preoccupazione per le proprie condizioni di salute fisica e mentale, che emerge come priorità per il 67% degli italiani che si impegna a essere più consapevole e attento alla propria salute mentale, dichiarandosi disposto a tagliare su altre spese per investire in benessere.

E che la riallocazione dei fondi (scarsi) sia sempre più un esercizio indispensabile lo ricorda anche il Guardian, che ha pubblicato una recente inchiesta sul globale del 2024 per la Gen Z:  il loud budgeting ovvero la pratica di dichiarare, senza paura di essere giudicati, anzi, con orgoglio, i limiti di budget e gli obiettivi di risparmio. Largo alla schiscetta, al doggy bag e alla passeggiata al posto della palestra. Anche se più che una tendenza pare più un adeguamento ad uno stato di fatto.