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Bye bye reso gratuito: da Zara a Uniqlo si introduce la commissione.

Bye bye reso gratuito: da Zara a Uniqlo si introduce la commissione.

Icosti di spedizione del fashion delivery, la chiusura delle catene americane in Italia, il passaggio di Selfridges a Central e Signa.

 

L’era del reso gratuito sembra volgere al termine. Da Zara a Uniqlo, passando per Asos, sempre più fashion retailer hanno introdotto una commissione per la restituzione degli acquisti. Il primo motivo è economico: i resi sono un costo in tempo e denaro, e sono cresciuti a dismisura con la diffusione dell’e-commerce. Il secondo è ambientale: spesso i capi restituiti non vengono nemmeno rimessi in vendita, ma buttati perché più conveniente. Questo si traduce in un grande incremento delle emissioni di anidride carbonica.

 

È ufficiale: la catena britannica di grandi magazzini Selfridges passa completamente nelle mani di Signa e Central Group, che, tra gli altri, possiede La Rinascente. Dall’operazione nasce, così, uno dei principali gruppi di lusso al mondo, con una presenza in otto Paesi e un portafoglio di trenta negozi, a cui presto se ne aggiungeranno altri due. L’accordo prevede, inoltre, l’integrazione della piattaforma e-commerce del mall.

 

Da Domino’s a Gap, passando per Haagen Dazs. Le grandi catene americane stanno gradualmente lasciando l’Italia. Tra le maggiori difficoltà riscontrate, l’alta competitività del comparto moda italiano, un’offerta food poco glocal e l’effetto Covid, che in molti segmenti ha favorito l’arrivo di nuovi concorrenti. Basti pensare alle app di food delivery o ai servizi di consegna dei ristoranti, che hanno ridotto il campo d’azione di Domino’s.

 

Dopo l’appello al Governo lanciato da Confindustria Collect, ora è il turno della Federazione Moda Italia-Confcommercio. L’aumento insostenibile dei costi dell’energia sta colpendo tutti i comparti e in modo particolare quello della moda. La richiesta del Presidente Giulio Felloni è di incrementare al più presto il credito d’imposta ai fashion retailer.

 

Assieme alla società di venture capital Collaborative Fund, Stella McCartney ha creato il SOS Fund. Si tratta di un fondo di sostenibilità del valore di duecento milioni di dollari, per investire e supportare gli imprenditori nell’attuare politiche green. Sia attraverso materiali compatibili, sia sul fronte dell’energia e delle catene di approvvigionamento.