TOP

Dieta occidentale, un alimento su due è ultra-processato

Modificati con processi industriali e additivi chimici, protagonisti dell’alimentazione occidentale, adesso la scienza torna a mettere in guardia sulle loro minacce per la salute.

Circa metà di tutto il cibo consumato nei paesi occidentali consiste in prodotti ultra-processati: lo ha recentemente ricordato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini al vertice ONU sui sistemi alimentari. Secondo Prandini la sostituzione dei cibi naturali con quelli di laboratorio è una tendenza incoraggiata a livello globale, anche dalle nuove politiche alimentari, che mirano, nei fatti,  ad «abrogare il concetto di dieta in nome di classificazioni e improbabili etichettature che dovrebbero dirci cosa mangiare e cosa no, indipendentemente dalle quantità». Prandini ha anche condiviso il timore che, in futuro, una diffusione di massa dei cibi artificiali possa favorire il monopolio dei grandi gruppi multinazionali del cibo, ostacolando l’accesso a un’alimentazione sana dell’intera collettività.

Negli ultimi anni numerosi studi hanno evidenziato i pericoli dei cibi ultra-processati. Un consumo eccessivo aumenta il rischio di tumori, malattie cardiovascolari, e in alcuni casi, di problemi psichici, come la depressione o il deficit cognitivo. Ma tali preoccupazioni della comunità scientifica finora non hanno rallentato davvero l’ascesa dei cibi industriali.

Il primo ostacolo alla scelta di un’alimentazione sana sembra proprio la mancanza di un’adeguata informazione sui prodotti alimentari. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità gli alimenti si dicono ultra-processati quando, per la loro preparazione, sono stati utilizzati processi industriali complessi e prodotti di laboratorio non adatti a preparazioni casalinghe. In questa definizione rientrano cibi molto diversi. Oltre ad alimenti come gli snack e il cibo dei fast food, sono ultra-processati alcuni prodotti insospettabili come gli yogurt alla frutta, i cereali, i cracker, o i sostituti vegetali della carne. Anche i cibi arricchiti con le proteine, spesso considerati un’alternativa più salutare al prodotto tradizionale, rientrano in questa categoria.

Un approccio univoco che condanna in blocco i cibi ultra-processati potrebbe apparire precipitoso, non tenendo conto delle importanti differenze tra i vari alimenti. Ma una ricerca condotta del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia), ha evidenziato come la scelta di cibi preparati con processi industriali complessi aumenti il rischio di severe patologie anche quando ricade su alimenti normalmente sani, come quelli della dieta mediterranea.