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Mappe generative, i nuovi percorsi di Google verso il punto vendita

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Google diventa guida turistica e personal shopper, per l’utente che affida i propri gusti (e i propri dati) al motore di ricerca potenziato dall’AI. Negli Stati Uniti il primo test con le Local Guides.

Per trovare un ristorante abruzzese a Milano, non dovremo più per forza digitare “ristorante abruzzese” (o alla peggio “trattoria abruzzese”) nell’area di nostro interesse, ma potremmo piuttosto confidare a Google le nostre più intime aspirazioni enogastronomiche. Specialmente in ambito commerciale, utilizzare l’intelligenza artificiale per ricerche mirate, ovvero sfruttare la sua capacità di analisi e di calcolo per tendere a risultati che già abbiamo in mente, non è l’unica vocazione di questo strumento che stiamo imparando a conoscere. Al ristorante abruzzese, al supermercato gourmet, al negozio di vestiti unbranded e a molte altre mete, potremmo arrivarci perché impariamo a comunicare con il nostro dispositivo AI-powered e – di risposta – perché “lui” impara a comprendere i nostri gusti, assimilandoli e amalgamandoli, per poi proporci un programma inaspettato, ma di nostro gradimento.

Le potenzialità di ricerca dell’intelligenza artificiale si rivelano specialmente in una funzione di “discovery”, di scoperta. Dove l’utente pone meno vincoli al risultato che vuole ottenere, ma fornisce un maggior numero di elementi che addestrano l’AI a comprendere il suo linguaggio e la sua sensibilità. Nel contesto digitale abbiamo già visto una dimostrazione efficace di questa funzione grazie a TikTok: tra i “talenti” più riconosciuti della piattaforma c’è infatti la capacità di proporre nuovi contenuti, perfettamente in linea con i gusti – e persino con l’umore del momento – dell’utente. Come ha raccontato Francesco Sommariva ad Altavia Watch, il motore delle interazioni (e anche delle decisioni di acquisto) è la sezione “Per te”, dove il paradigma tradizionale dei social intesi come palinsesti si ribalta. Su TikTok, “non ti vedo perché ti seguo, ma ti seguo perché ti vedo”, cioè inizio a seguirti perché ti ho scoperto: una felice casualità molto ricorrente, in cui si rivelano le potenzialità dell’algoritmo perfezionato dall’AI, al netto di possibili limitazioni imposte soprattutto in ambito europeo.

Nel contesto fisico, Google Maps sta già sperimentando una nuova funzione che permette agli utenti di “trovare posti interessanti attraverso l’uso di modelli linguistici di grandi dimensioni”. Il database di informazioni implicate nel “ragionamento artificiale” comprenderà oltre duecentocinquanta milioni di luoghi e più di trecento milioni di contributori. Quindi anche le recensioni, attraverso le parole e i linguaggi da cui sono composte. I primi a poter sperimentare la nuova funzionalità negli States saranno le Local Guides, ovvero gli utenti particolarmente attivi e avvezzi alle dinamiche di Maps a cui Google concederà l’anteprima, per poi raccoglierne i feedback. La novità è che la domanda che l’utente potrebbe rivolgere al motore di ricerca, può anche essere vaga e ampiamente intepretabile, ad esempio: “Quali sono i luoghi più punk di San Francisco?” oppure “Dove posso vestirmi per un matrimonio gay”. Starà all’intelligenza artificiale il compito di interpretare correttamente, in base ai dati disponibili sull’utente e sul mercato locale. A un amico di cui ci fidiamo diremmo: “Scegli tu, stupiscimi”, perché sappiamo che conosce bene i nostri gusti. L’intelligenza artificiale domani potrebbe prendere il suo posto, se l’amico è troppo impegnato.