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Twitter è morto (dicono), Facebook è morto (forse) e TikTok non si sente molto bene.

Twitter è morto (dicono), Facebook è morto (forse) e TikTok non si sente molto bene

Si scherza, naturalmente. Ma le notizie sui social raccontano di un settore che forse deve pensare a come re-inventarsi, rispettando (anche) utenti e lavoratori.

 

Twitter: I licenziamenti che proseguono, il furto dei dati di oltre duecento milioni d’iscritti che hacker, ancora non identificati, hanno messo in vendita e soprattutto un profluvio di thread. Il rapido e apparentemente inarrestabile aumento di thread che si registra nelle ultime settimane, su argomenti completamente casuali, senza alcuna attinenza col flusso delle altre cose del mondo è la spia più visibile del fatto che, in questo momento, nessuno si cura dell’algoritmo.

 

TikTok: Facendo seguito a quanto già successo in Ohio, il New Jersey ha bloccato l’utilizzo della piattaforma cinese TikTok sui dispositivi statali. La decisione è stata presa dal governatore democratico Phil Murphy perché «Ci sono preoccupazioni riguardo l’uso che il governo cinese potrebbe fare di questi dati». Una mossa che potrebbe precludere ad un intervento analogo anche nella UE, misura che il numero uno di TikTok, Shou Zi Chew, sta facendo di tutto per scongiurare. Ma non è l’unico grattacapo per il social cinese: le scuole pubbliche di Seattle l’hanno citata in giudizio, assieme ad altre big tech americane. Secondo il network Abc, l’accusa sarebbe «aver sfruttato con successo i cervelli vulnerabili dei giovani, agganciando decine di milioni di studenti in tutto il Paese attraverso un circuito vizioso di risposte positive sui social media che porta all’uso eccessivo e all’abuso delle piattaforme».

 

Meta: Facebook è stato accusato di essere stato, assieme a TikTok e Telegram, il canale che ha consentito ai bolsonaristi l’assalto al Planalto di Brasilia, ma ai piani alti di Meta sono più preoccupati delle ripercussioni della decisione dell’autorità irlandese per la privacy che, conformandosi alla decisione del Comitato europeo per la protezione dei dati, ha inflitto due multe a Meta per un totale di 390 milioni di euro. Il Comitato europeo ha disposto che Meta non possa usare la base giuridica del contratto per fornire pubblicità personalizzata, essendo necessario il consenso specifico degli utenti. Insomma, l’accesso a Facebook e Instagram non può essere subordinato all’accettazione di tale pubblicità. Ciò potrà avere ripercussioni negative sui profitti di Meta nell’UE.