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Lidl, 1 miliardo e mezzo nella rete entro il 2026. Intervista a Massimiliano Silvestri

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Nel bilancio di impatto socio-economico curato da Ambrosetti, la rilevanza di Lidl per il sistema Italia (0,4% PIL), le alleanze strategiche con la filiera e il piano di investimenti.

L’insegna numero uno in Europa per fatturato (come gruppo Schwarz) e numero quattro nel mondo ha presentato ieri a Milano il bilancio del suo impatto socio-economico sul contesto italiano, misurando i maggiori successi dell’ultimo decennio, le strategie di investimento, le opportunità di lavoro e sviluppo economico generate a favore dei territori e le partnership strategiche per portare avanti il trend positivo nei prossimi anni. In Italia, Lidl fa parte dei big: leader del canale discount, è passata dalla dodicesima posizione nella classifica GDO (2013) alla settima, con una quota di mercato che oggi vale il 5,93%. La sua rilevanza per l’economia italiana si misura anche al di là dei numeri di settore: Lidl Italia è la nostra ventinovesima impresa per fatturato, ha segnato un +9,1% di ricavi dal 2013 al 2022 (contro il +5,9% medio della Top10 GDO) e non distribuisce utili agli azionisti, ma reinveste continuamente nei suoi asset. Secondo lo studio realizzato da The European House – Ambrosetti, il contributo al PIL italiano dell’insegna, nel 2022, è stato di sette miliardi di euro, pari a circa lo 0,4% del PIL complessivo. L’impatto fiscale supera i quattro miliardi.

Sul palco di Villa Necchi Campiglio lunedì mattina, insieme a Lidl e TEHA, le testimonianze di tre partner di lungo corso che si inseriscono nel fenomeno virtuoso di crescita e valore aggiunto prodotto dall’insegna: Banco Alimentare, Fratelli Beretta e l’immobiliare Vicom. Con la onlus leader nella lotta allo spreco di alimenti, Lidl è partner da diciassette anni: solo negli ultimi cinque, grazie al comune progetto “Oltre il carrello” – racconta Giuliana Malaguti, responsabile comunicazione di Banco Alimentare – hanno salvato dal macero quarantunmila tonnellate di prodotti da forno e di ortofrutta. Il salumificio Beretta, in accordo con Lidl, ha eliminato il 25% di plastica dalle confezioni e una significativa quantità di sale dalla ricettazione dei prodotti. I clienti di Lidl hanno contribuito creativamente al lancio di nuove ricette – di successo – prodotte da Beretta in esclusiva per l’insegna e risposto con numeri importanti alle esportazioni. Per Gianluca Zanella di Vicom, la collaborazione con Lidl nello sviluppo immobiliare è un’opportunità per “ricucire” pezzi di città secondo il principio della rigenerazione, con interventi alternativi al consumo di suolo.

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Il percorso di costante crescita e consolidamento di Lidl Italia nell’ultimo decennio è stato sostenuto da importanti investimenti per le nuove aperture di discount (e centri logistici) e per l’ammodernamento dei punti vendita esistenti: investimenti che hanno raggiunto i quattrocentocinquanta milioni nel 2022 e sono cresciuti a un tasso medio annuo del +12,9% nell’ultimo decennio, superiore rispetto alla Top10 GDO che si ferma all’8,1%. Gli store italiani, che oggi sono settecentocinquanta, continuano a crescere con la conquista dell’ultima regione mancante (la Basilicata) e l’apertura di un importante centro distributivo in Sardegna, verso l’obiettivo dei mille punti vendita. Fino al 2026, si prevedono ancora investimenti da cinquecento milioni di euro all’anno nella rete di vendita, per un totale di un miliardo e mezzo nel triennio appena iniziato. Di seguito le nostre domande, poste al termine dell’evento a Massimiliano Silvestri, Presidente di Lidl Italia.

Quanto sarà centrale la private label per Lidl nei prossimi anni?

In una realtà come la nostra, dove l’80% dell’assortimento food è a marchio privato, la private label continua a essere l’asset fondamentale e imprescindibile del nostro sviluppo. Continueremo a sviluppare il nostro marchio e a seguire le tendenze che si allineano ai nostri valori, come le linee vegane e proteiche che abbiamo da poco lanciato. Anche le iniziative a favore dell’ambiente e di un’alimentazione più sana ci guadagnano (come racconta Alessia Bonifazi nell’intervista per Altavia Watch, ndr).

Ha ancora senso per voi la distinzione tra discount e GDO?

A noi piace definirci un supermercato col cuore discount. Dal 2014 abbiamo evoluto molto la componente architettonica, elaborando nuovi punti vendita che comunque rimangono coerenti al nostro format. Non abbiamo banchi serviti e non li implementeremo. Abbiamo un format impostato sui milleduecento mq e resteremo su questa misura per mantenere smart & short l’esperienza del consumatore, che ha sempre meno tempo per fare la spesa. Quindi location accessibili, parcheggio comodo, scontrino allineato alle aspettative di spesa. Per rendere l’esperienza più veloce e fruibile, stiamo anche aggiungendo il self-check out.