Fashion e social-commerce, il camerino di Google si mette in mezzo
La migrazione massiva sull’e-commerce risveglia Mountain View, che progetta nuove funzioni per gli amanti del fashion. Meno tranquilla la luna di miele tra brand e social media.
Il nuovo camerino virtuale nella sezione shopping di Google, potenziato dall’AI, permette di simulare una prova degli abiti che compaiono nei risultati di ricerca. Gli utenti possono digitare direttamente su Google il nome del modello o del brand di loro interesse, cliccare su qualsiasi articolo che contenga l’icona “TRY” e poi vederlo indosso a un modello virtuale, adattando la taglia dalla XXS alla XXXL grazie a un sistema di AI che ricrea i più fini e realistici dei particolari.
Per comprendere quanto è strategica l’innovazione dell’e-commerce della moda, va rilevato che oggi, a livello globale, quasi un terzo (31%) di tutti i ricavi del fashion passa attraverso gli acquisti online. E continueranno a crescere del 9,5% anno su anno. Il marketplace si afferma sempre più come canale commerciale di rilievo, con l’Europa che vede il 29% delle vendite fashion online passare attraverso queste piattaforme. In Italia e Belgio, questo fenomeno risulta particolarmente marcato, e lo sviluppo delle vendite tramite social commerce, in particolare su Instagram e TikTok, offre prospettive che Google avrebbe tutto l’interesse a ostacolare. In parallelo, le aziende sono chiamate a gestire l’integrazione tra canali fisici e digitali, con la consegna tramite home delivery che resta la modalità preferita dal 76,6% degli utenti.
Il retail della moda si trova oggi a un bivio tra stabilità e sviluppo: nel 2024, a livello globale, si stima una crescita dei ricavi al 3% per un valore complessivo di quasi milleottocento miliardi di dollari. Tuttavia, mentre le vendite offline restano stabili, il commercio online accelera a una velocità quadrupla, con un incremento del 12,5%. «Il 31% dei ricavi del settore fashion su scala globale arriva dunque dagli acquisti via web, con le spese da mobile che pesano più della metà», evidenzia Netcomm. È chiaro che il retail fisico non può ignorare questa dinamica.