Francia, vendemmia da record ma il vino viene buttato
L’Italia perde il suo record di produzione, ma migliora l’export in Francia (+18,5%) dove il governo è costretto a riparare agli esuberi. Nuove minacce dalla dogana russa.
Duecento milioni di euro verranno stanziati a favore dei viticoltori francesi, da parte del governo, per far sì che la sovrapproduzione di vino (tre milioni di ettolitri da buttare) non polverizzi il prezzo francese e non gravi eccessivamente sulle cantine, consentendo ai produttori di trovare altre fonti di reddito. La somma stanziata servirà infatti per distillare l’eccedenza in alcool puro, che potrà essere venduto a prezzi ridotti a chi fabbrica disinfettanti per le mani, profumi e altre industrie. Questo programma di riacquisto, chiamato “distillazione di crisi”, non è nuovo in Francia, dove negli ultimi anni il problema della sovrapproduzione vinicola ha già fatto scendere i prezzi di alcuni vini fino al 20%, mentre gli appassionati sperimentano etichette di altri paesi e i giovani rischiano di abbadonare la tradizione.
In Italia, la situazione non è migliore. La produzione di vino è stata colpita da vari fattori, tra cui quello climatico: eventi catastrofici come grandinate estive e alluvioni potrebbero compromettere seriamente la qualità del vino nuovo. Tuttavia, sembra che i numeri siano più proporzionati alle richieste del mercato: se la Francia ha prodotto cinquanta milioni di ettolitri di vino (e sono troppi), l’Italia ha rinunciato al suo storico record, è scesa del 14% e si è fermata a quarantatré.
I numeri della GDO dicono che nel nostro paese si beve meno e si spende di più. Dati Circana per il secondo trimestre 2023 registrano un calo del 4,4% sui volumi del vino e un aumento a valore del 3%: non abbastanza, con un’inflazione media del 4,8% sul carrello della spesa, per immaginare una virata dei consumatori verso etichette più blasonate. Inoltre, made in Italy e certificati non aiutano bacco: segnala Pambianco che i vini Doc (oltre duemila referenze) hanno perso il 2,4% a valore e il 7,7% a volume, ancora peggio i quasi mille vini di origine controllata e garantita che perdono il 6,4% a valore e il 12,4% a volume. Le esportazioni oltralpe, invece, sono cresciute del 18,5%, rubando quote agli inventori dello champagne che apprezzano sempre di più Valdobbiadene e Franciacorta.
Più critici altri fronti dell’export, come quello russo, dove le complicazioni doganali hanno creato un ostacolo per i nostri produttori: un decreto entrato in vigore nell’agosto 2023 ha aumentato i dazi sul vino italiano dal 12,5% al 20%, quasi raddoppiando l’importo che partiva da un dollaro e mezzo al litro. Nel 2022 l’Italia ha spedito spumanti in Russia per un controvalore di novantuno milioni di euro (+28% sul 2021), adesso l’auspicio è che un mercato così importante non perda la sua centralità, mentre USA e UE scricchiolano. Gli stock di fine luglio nelle cantine italiane hanno registrato un aumento che preoccupa, per cui anche noi potremmo trovarci a gestire un’imprevista quantità di vino invenduto.