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In alto i calici, ma l’alcolico è sempre meno di moda

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Millennial e Gen Z fanno crescere le vendite dei dealcolati, non solo per motivi di salute o di sicurezza. Un consumatore su tre preferisce la birra analcolica a quella tradizionale.

Viviamo un’epoca di dealcolizzazione: il mercato globale delle bevande alcohol-free, per anni trattate come il fanalino di coda del settore beverage, tra il 2023 e il 2027 vedrà una crescita annua del 6% in termini di volumi, raggiungendo i trenta miliardi di dollari entro il 2025. Quello che i consumatori chiedono sono vini dealcolati, versioni light di vini e liquori, bevande a zero o a bassissima percentuale di alcol che stanno attirando l’attenzione dei produttori di tutto il mondo. I motivi della richiesta, tipicamente alimentari e di sicurezza – a fronte di innumerevoli incidenti causati dalla guida in stato di ebbrezza, e regole sempre più rigide a fare da deterrente verso il consumo di alcolici -, ma ci sarebbero anche i motivi religiosi, fanno spazio a un fattore crescente: il gusto. Il piacere di bere vino o birra dealcolizzati è un dato registrato, che si riscontra soprattutto tra i giovani: Millennial e Gen Z sono infatti il target di bevitori che determina la crescita maggiore in termini di volumi.

I dati del registro internazionale vini e liquori (IWSR), condotta sui primi dieci mercati mondiali del settore (Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Spagna e Sudafrica), dicono che il 70% del fatturato previsto per il 2025 sarà veicolato dalla birra analcolica. La birra a zero gradi è sempre più diffusa anche tra i consumatori italiani, come attestato da un’indagine di BVA Doxa per AssoBirra, citata dal Gambero Rosso. La bevanda è conosciuta dall’80% dei consumatori di birra, ma soprattutto è preferita alla birra alcolica da più di un terzo (35%) di questo campione. Per quanto riguarda le occasioni di consumo, il 34% la beve quando sa che deve mettersi alla guida, mentre un quarto degli intervistati ammette di preferirla per il suo aspetto rinfrescante sia durante i pasti sia durante le uscite serali.

I vini dealcolati sono meno diffusi ma promettenti: crescono del 7% secondo IWSR, mentre un’altra ricerca condotta da Fact.MR prevede nei prossimi dieci anni una crescita del 10%. Nel 2023, negli Stati Uniti, più di un terzo degli acquisti di vino italiano in GDO è stato per prodotti a bassa gradazione; con i dealcolati in crescita del 31% sul 2022. Il modello italiano, secondo il segretario generale dell’Unione Italiana Vini, Paolo Castelletti, non può escludere «un’apertura verso forme produttive più laiche, con contaminazioni che assecondino la domanda giovane sempre più disimpegnata e spesso attenta al grado alcolico». E nonostante i trend di consumo sono in aumento, secondo l’Istituto Superiore della Sanità, le persone che assumono alcolici contro la prescrizione del proprio medico.