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Ritorno ai grandi magazzini, più che raddoppiati negli ultimi 10 anni

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Grandi superfici non food di nuovo in auge, grazie al know-how delle profumerie e al traino della clientela estera. La specializzazione è nel brand mix e nella customer experience.

La crisi degli esercizi commerciali degli ultimi dieci anni, secondo Infocamere e Il Sole 24 Ore, non guarda le dimensioni e colpisce i grandi centri al pari delle province, decretando perdite per il retail tradizionale nell’ordine di diciassettemila chiusure entro le quattordici maggiori città italiane. I fattori scatenanti sono diversi: vanno dalla concorrenza di e-commerce e grandi gruppi (fast fashion, brico) all’inflazione, dallo spopolamento di alcune città all’overtourism di altre. Senz’altro incide il cambiamento delle abitudini sia per ragioni di piacere che di necessità. Le conseguenze sono una ulteriore spinta alla penetrazione dell’e-commerce e una rimodulazione dei format fisici, che si concentrano in nuove categorie.

L’e-commerce è ormai una presenza fissa nelle decisioni di acquisto: secondo l’ultimo report di Casaleggio Associati, un quarto dei consumatori italiani (24.6%) confronta i prezzi online almeno una volta alla settimana, prima di comprare. La semplicità di questo confronto apre nuovi percorsi di acquisto e contribuisce a forti cali di fatturato per interi comparti, e quindi a chiusure, come accaduto negli ultimi anni nel settore della moda e dell’arredamento, ma anche a librerie, ferramenta, profumerie e negozi di articoli sportivi. Le relative quote di mercato si ripartiscono così tra e-commerce e grandi superfici, non solo specializzate.

La rivelazione del decennio, in termini di aperture, sono infatti i grandi magazzini: le superfici sopra i quattrocento mq con almeno cinque reparti non food sono più che raddoppiate (+133%) nelle grandi città – con la forte spinta della profumeria – e cresciute dell’85% a Roma. Tutta in positivo anche la GDO, con supermercati (+7%), ipermercati (+33%) e la super-performance dei discount (+95%). La rete delle grandi superfici non specializzate è cresciuta anche in seguito alla pandemia: secondo le rilevazioni di GS1, nel 2022 è arrivata a duemiladuecento grandi magazzini (+4,6%) e trecentottanta cash & carry (+1,1%). Sul totale del mercato non food, questi punti vendita hanno un ruolo importante, soprattutto in profumeria dove veicolano il 31,6% delle vendite a valore, in abbigliamento e calzature (9,5%), nel tessile (8,5%) e in misura minore in giocattoli (4,9%), mobili e arredamento (4,2%) e articoli per lo sport (3,1%). Nel segmento dell’intimo il fatturato è aumentato del 5,4%, segno che certe quote non sono solo residuali.

Un player importante come Rinascente, che ha festeggiato il primo miliardo di fatturato al termine del 2023, sta realizzando grandi investimenti per innovare i suoi spazi di vendita e trasformarli in destinazioni ideali per brand e consumatori. La rinnovata Rinascente di Firenze, che ha superato i trenta milioni di fatturato nel 2023 e punta a cinquanta per l’anno prossimo, attribuisce ai turisti stranieri (nell’ordine: europei, americani, arabi e cinesi) il 40% del valore delle vendite. Il CEO Pierluigi Cocchini, intervistato da Altavia Watch, ha confermato l’importanza del lusso (+28%) e della cosmetica (+30%) per la crescita di tutta la catena, proposti in un contesto storico ma aperto e dinamico, che riesce a mettere in comunicazione i brand e a rinnovare la rilevanza del department store per il territorio a cui appartiene.