Rapporto Coop 2023: l’inflazione trasforma anche l’identità alimentare italiana
L’aumento dei prezzi ha aperto una stagione di austerity nelle scelte d’acquisto dei consumatori, ma la ricerca di risparmio e healthy food definisce nuovi trend e nuove opportunità per i brand.
Il 7 settembre è stato presentato al pubblico il Rapporto Coop 2023, una delle più complete indagini sui consumi in Italia. Dalla ricerca è emerso come inflazione e incertezze sul futuro hanno effetti tangibili sulle scelte d’acquisto, anche quando si tratta di prodotti alimentari.
Negli ultimi due anni i prezzi di cibi e bevande sono saliti del 21,3%, e anche per il 2024 si prevede un +4%.
L’aumento del costo del cibo sta portando molti consumatori a cambiare le abitudini alimentari. La percentuale di intervistati che afferma di non seguire una dieta precisa in un solo anno è passata dal 12% al 20%. Questa tendenza è marcata tra i baby boomer e le fasce economiche più vulnerabili. Anche la ricerca di una dieta mediterranea, con un calo del 15% degli acquisti di frutta e verdura, oggi sembra messa in discussione.
Allo stesso tempo emergono nuove tendenze, e trovano spazio nuovi prodotti. Continua a crescere la domanda di proteine alternative, ed è sempre più comune uno stile di vita “reducetariano”, basato sulla riduzione del consumo di carne. il 31% dei consumatori prevede, infatti, di includere prodotti a base vegetale con il sapore di carne nella loro dieta nei prossimi dieci anni.
Insieme alle scelte d’acquisto, cambiano anche l’offerta e le strategie di produttori e distributori. L’innovazione del prodotto e gli investimenti in marchi del distributore saranno, secondo i manager del food and beverage intervistati da Coop, gli strumenti per rimanere competitivi. Ma, allo stesso tempo, sono sempre più diffuse anche pratiche che rischiano di compromettere la fiducia di un cliente sempre più attento al risparmio, come la sgrammatura o shrinkflation, che consiste in una riduzione delle quantità di prodotto in vendita mantenendo invariati packaging e prezzo,
Ma, nonostante le incertezze dell’ultimo periodo, gli italiani non sembrano avere perso il loro ottimismo. Il 36% degli intervistati, pensando al proprio futuro, si definisce “fiducioso”, e il 29% “sereno”. Proprio quest’ottimismo, insieme alla nostra capacità di adattamento, sono, secondo gli autori del rapporto, i grandi punti di forza del nostro paese ma, al contempo, portano anche interrogativi sulla loro sostenibilità futura e sulla possibilità che, in realtà, si stiano già incubando reazioni al momento sopite.