Verso Mapic 2023: sostenibilità è la prima parola d’ordine.
Intervista a Francesco Pupillo, show director di Mapic: senza sostenibilità non c’è più crescita
A pochi giorni dalla nuova edizione italiana di Mapic, che si terrà a Milano martedì 16 e mercoledì 17 maggio, abbiamo intervistato Francesco Pupillo, show director della manifestazione, per condividere alcune riflessioni e qualche anteprima. Altavia sarà presente durante la seconda giornata con un pitch su customer journey e performance del punto vendita a cura di Elisa Rocchi, Direttore Generale Area Sviluppo.
Quali sono i temi chiave di Mapic Italy 2023?
I grandi temi sono sei, ma lo sviluppo sostenibile è una tematica su cui lavoriamo da anni e sarà un punto nevralgico di tutta la convention. Una parte del nostro lavoro è dedicata proprio a identificare i brand che lavorano attivamente intorno a questo tema: a Mapic Cannes, a novembre, ne abbiamo presentati di nuovi, ma ancora più della novità ci interessa l’impegno. In una delle sessioni di Mapic Italy 2023, Confimprese presenterà la “roadmap del retailer consapevole” basandosi su uno studio che analizza i percorsi di trasformazione intrapresi dai brand più responsabili. Interverranno quindi anche Kasanova, Yamamay e Inticom che, essendo stati coinvolti in questo studio, presenteranno le loro iniziative più importanti.
Pensa che la sostenibilità continuerà a mantenere una centralità nel dibattito?
Si tratta di un tema da cui non si può più prescindere: non è più un nice to have, ma un approccio necessario, con ricadute immediate sul business. Se non ci si mette a lavorare su traiettorie di riduzione della CO2, valorizzazione degli scarti, inclusione, non si vende più. Timberland per esempio ha una politica estremamente avanzata di sostenibilità: parlano di recycle, di upcycle, ma soprattutto lo mettono in pratica, nei loro negozi. Sappiamo che non ci vuol niente a perdere la faccia sui social ed essere travolti dall’effetto “palla di neve”; ma anche a livello di property, non c’è più nessuno che investa su un asset che non sia compliant con il tema dell’efficienza energetica. Tutto ciò che è prime, sul mercato, non lo sarà più se non vengono fatti interventi importanti entro tre o quattro anni. Difatti è già in corso un grande lavoro di assessment per valutare le traiettorie migliori e rendere gli asset più efficaci. Ecco, nella nuova edizione vorremmo mettere l’accento su questo, provando a spiegare come si può coniugare la crescita con un utilizzo più virtuoso delle risorse. È importante dirlo: secondo noi si può fare crescita nonostante tutti i “paletti” che ci sono oggi.
Mapic è sempre stato una vetrina per la rigenerazione e lo sviluppo immobiliare. Dopo anni di sconvolgimento, quali sono i bisogni più centrali per i consumatori e quali saranno i nuovi luoghi della socialità?
Il covid ha accelerato alcune trasformazioni che erano già in corso, portando da un lato il cambio del mix negli asset esistenti (la crescita di cultura, tempo libero) e dall’altro asset completamente nuovi. Il modello perdente di questa trasformazione è forse il digital mall. Oggi non si costruisce più “green field” ma si opera con la rigenerazione urbana e si applica un modello misto, che abbiamo visto arrivare in prima battuta da Berlino e Londra. In Italia sta nascendo il progetto di piazzale Loreto. Il bisogno dei consumatori non è soltanto retail, ma cultura, hospitality, food, workplace. Quindi il commercio rimane, ma l’approccio è cambiato: si prende un pezzo di città e la si trasforma, creando zone verdi e nuove tipologie di servizi. A Milano alcuni esempi già esistenti sono Torre Velasca e Scalo di Porta Romana; la filosofia è la stessa della città di 15 minuti. Il tempo dei mastodonti fuori dalla città sembra concluso. Quelli veramente grandi, come Merlata, sono nuovi pezzi di città.
Come si evolvono invece i luoghi dismessi, c’è già un pensiero sulle possibili destinazioni dei centri commerciali che non sono più attivi?
Questo sarà uno dei temi centrali di Cannes 2023: “Re-Propose”. Esistono già alcuni esempi interessanti. A Londra un department store si è convertito al leisure, con le piste di go-kart. In Francia c’è un progetto di città della salute, con studi medici, laboratori; altrove sono stati fatti hot spot logistici. Non esiste una risposta univoca. Servono modelli flessibili, che nascono in collaborazione con i brand sin dall’inizio.
La gestione degli spazi del food e del leisure è centrale nell’evoluzione dell’offerta retail. In che modo Mapic dà rilievo a questa tematica così importante?
L’Italia è un laboratorio di idee per il food e il leisure. Le aziende del settore durante Mapic hanno un naturale ruolo di protagonisti. Quest’anno parteciperanno all’evento oltre cento operatori della ristorazione, tra cui grandi gruppi come Chef Express, realtà più piccole come Segafredo e La Piadineria e tante novità del mercato, come 3Effe distribuzione. La presenza del leisure sarà altrettanto importante. Ampio spazio sarà dedicato al divertimento dei più piccoli, con aziende come Kids and Us, e dei più grandi, grazie agli spazi dedicati ai videogame, alle palestre e alle attività sportive. Food e Leisure sono, infatti, le due leve fondamentali dell’attrattività del punto vendita.
L’ultima domanda non può che riguardare l’intelligenza artificiale. Oggi, accanto all’entusiasmo per le sue possibili applicazioni, in tanti mettono in guardia su alcune possibili minacce. Come crede che la nuova tecnologia potrà cambiare il mondo del retail? Esiste un pericolo per il suo “aspetto umano”?
Il possibile contributo dell’intelligenza artificiale ai servizi retail è oggi al centro di un dibattito di grandissima portata. Anche a Cannes sarà uno dei temi più importanti nel nostro focus sull’innovazione. Io sull’argomento posso esprimere il mio punto di vista personale: credo che sia necessario un intervento normativo, ma non per vietare l’utilizzo dell’AI. Le sue potenzialità sono incredibili. Pensiamo, ad esempio, alle possibili migliorie nella gestione delle casse o della logistica. L’esperienza del punto vendita continuerà, tuttavia, ad essere pensata per soddisfare l’essere umano, soprattutto nelle attività parallele alla vendita, come, appunto, la ristorazione e il divertimento.