Birra, l’inflazione rallenta ma l’estate tarda ad arrivare
Un’altra annata calante (ma meno dura) per la produzione e le vendite di birra, con la GDO che cede quote al consumo fuori casa. Si consolidano aromatiche, dealcolate e doppio malto.
L’Annual Report di Assobirra, presentato a Roma pochi giorni fa, mostra luci ed ombre di un settore vitale, che però nel confronto tra 2023 e 2022 ha visto ridimensionarsi tutti gli indicatori: consumi calati del 5,85%, esportazioni diminuite del 5,36% e produzione ridotta del 5,02%. La solidità del comparto la dicono i numeri assoluti: nonostante il calo, si tratta di una produzione superiore al 2019 e di consumi superiori al 2021, per un valore di dieci miliardi di euro prodotti lungo l’intera filiera (in Italia ci sono mille birrifici con oltre centomila operatori), che equivalgono a più di mezzo punto di PIL italiano (0,54%). Alla resilienza del settore contribuisce l’ampio ventaglio di prezzi del prodotto finito, ma la birra in Italia resiste anche grazie a un elemento culturale che viene rimarcato con orgoglio dal presidente di Assobirra, Alfredo Pratolongo: «Siamo l’unico paese al mondo in cui la birra non viene ordinata per quantità, ma per tipologia, quindi per qualità». Quasi un terzo dei consumi italiani è costituito da birre d’importazione, tra le quali oltre il 40% arrivano dalle Germania, il 20% dal Belgio, un altro 20% equamente diviso tra Paesi Bassi e Polonia.
© Assobirra, Annual Report 2023
Le birre senza alcool si confermano un trend in crescita: producono il 70% del fatturato dei prodotti dealcolati (lo segnala un nostro recente approfondimento sui trend del segmento) e pur restando marginali rispetto ai volumi totali della birra (2,3%) mitigano il trend negativo con una crescita a volume del 7%. All’estremo opposto, vanno bene anche le birre bionde ad alta gradazione (sopra i 5,5 gradi alcolici) con un +4,3% a volume. Le birre aromatizzate crescono del 4,5%.
Nella grande distribuzione, a fine maggio 2024, la birra chiude un anno in cui i volumi decrescono (-1%) con minore impatto rispetto ai dodici mesi precedenti (i pezzi acquistati diminuivano del 3,1% tra maggio 2022 e maggio 2023). Per quanto riguarda le vendite a valore, l’indagine di NielsenIQ che ha fotografato questo periodo segnala una crescita del 6,7% in GDO, complice un aumento dei prezzi del 7,9%, per un valore complessivo di 2,2 miliardi nel canale moderno.
© Assobirra, Annual Report 2023
La danese Carlsberg, terzo produttore di birra a livello mondiale, in Italia è proprietaria dello storico birrificio Angelo Poretti (Varese) dove sperimenta nuove tecnologie per promuovere la sostenibilità del consumo di birra. I fusti in PET per il settore horeca dimezzano il peso dei trasporti e moltiplicano (da cinque a trenta giorni) la buona conservazione della birra nel fusto già aperto. Carlsberg Italia ha chiuso il 2023 con 113 milioni di fatturato e oltre un milione di ettolitri di produzione (su diciassette milioni prodotti in Italia nel 2023). Per ridurre l’impatto della logistica e valorizzare l’economia agricola del paese che la ospita, almeno un luppolo per ciascuna etichetta di Carlsberg Italia è coltivato nel nostro paese.