ChatGPT, i retailer non stanno a guardare.
Il nuovo sistema di scrittura automatizzata, gettonatissimo tra privati e professionisti, ha iniziato a incuriosire anche i retailer per automatizzare la relazione con il cliente.
L’intelligenza artificiale sembra compiere passi sempre più rapidi verso la conquista della nostra quotidianità. A inizio febbraio, appena due mesi dopo il suo lancio ufficiale, l’ultima versione di chatGPT aveva già superato i cento milioni di utenti, battendo ogni precedente record delle Big Tech. Le grandi piattaforme di e-commerce come Amazon e Shopify hanno già dichiarato di voler sviluppare strumenti con funzioni simili a quelle del chatbot ideato da OpenAI, segno che l’invenzione di chatGPT rappresenta per i retailer un’importantissima risorsa, probabilmente destinata ad aumentare sotto molti aspetti le potenzialità delle vendite online. Nella GDO è stato Carrefour uno dei primi a utilizzarlo, pubblicando un video in cui un avatar risponde in diretta alle domande dei clienti per consigliarli nella scelta degli acquisti.
Dove il nuovo sistema di comunicazione automatizzato sembra destinato a creare vera innovazione è la customer experience. Secondo Gartner i chatbot diventeranno entro il 2026 uno dei principali sistemi di relazione con il pubblico, costituendo la prossima frontiera della comunicazione omnicanale. Renderanno possibili conversazioni immediate tra azienda e cliente senza la necessità di alcun intermediario laddove la presenza umana è sempre stata necessaria, ad esempio per richiedere assistenza, informazioni su un prodotto o per presentare un reclamo.
Ma in generale, per l’intero mondo professionale l’implementazione delle nuove tecnologie di AI rappresenta da tempo un necessario percorso di innovazione. ChatGPT è stato infatti da subito accolto con entusiasmo anche dalle aziende. Resumebuilders, piattaforma di consulenza del lavoro, ha intervistato mille leader aziendali che avevano dichiarato di voler utilizzare chatGPT: a febbraio, quasi la metà delle imprese intervistate aveva già adottato il nuovo modello di previsione linguistica, spesso per funzioni che prima erano assegnate al personale.
Questa nuova tecnologia, come evidenziato dal CEO di OpenAI Sam Altman, è ancora in piena fase di sviluppo e non è completamente esente da rischi, tra cui errori, imprecisioni o stili ancora troppo “artificiali”. Ma anche i più scettici, davanti agli enormi investimenti delle BigTech e ai numeri straordinari registrati da chatGPT nei suoi primi mesi di vita, non riescono a declassare il suo impressionante successo a moda passeggera.