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Crisi del vino: i consumi calano, ma invertire la tendenza è possibile

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La crisi climatica e le mutevoli preferenze dei giovani incidono profondamente sul mercato, che per riprendersi deve puntare su un nuovo modello di produzione e su vini più facili.

Segnali di crisi nel mercato del vino. Una crisi al livello globale che la recente vendita da parte di Pernod Ricard della divisione vino, certifica in maniera molto netta. In Italia, il primo semestre 2024 si è chiuso con risultati meno brillanti di quanto ci si aspettasse. A reggere sono solo le bollicine, che fanno da fare da traino all’export nazionale con +11% in volume e +7% negli incassi. Sfusi e bag-in-box, invece, hanno visto scendere le consegne all’estero del 6% e 5%.

Tra i fattori chiave della crisi, al livello globale spicca l’eccesso di produzione rispetto al livello di consumo attuale, che traina la previsione di un calo della domanda e la conseguente diminuzione dei prezzi. Non solo. Il vino sconta un’immagine elitaria presso i giovani, intimiditi dalla complessità della terminologia e dal timore di essere considerati poco competenti. «Con lo storytelling sul vino abbiamo esagerato» ha detto qualche tempo fa Lorenzo Cesconi, presidente di Fivi, commentando i dati secondo cui molte persone non scelgono il vino perché si sentono impreparate.

Lo storytelling è, però, solo una parte del problema. Il cambiamento climatico cambierà il modo in cui si produrrà e le varietà che si produrranno e sembra sempre più importante riuscire ad adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori. Dai nuovi packaging ai vini a basso contenuto alcolico, come per esempio succede in India, dove il vino sembra essere una bevanda sempre più in voga tra i ragazzi, anche grazie alla proposta di vini facili e leggeri, accattivanti anche per una generazione molto sensibile ai temi legati alla salute.