Bellezza che non uccide, Cosmoprof fa il punto anche sulla sostenibilità.
La fiera bolognese mette l’upcycling tra i cinque comandamenti per il 2023. Migliaia di espositori a confronto sull’innovazione dei cosmetici, dalla materia prima alla forma finale. E ovviamente del packaging.
L’ultima edizione di Cosmoprof ha confermato tutti i migliori pronostici, con oltre 250mila visitatori da 153 paesi del mondo e quasi tremila aziende espositrici (+11% rispetto al 2022, con centinaia di new entry rispetto al periodo pre-pandemia). Un’edizione da record allineata ai successi della cosmetica italiana, che con tredici miliardi di euro nel 2022 vola di oltre dieci punti sopra il fatturato del 2019 e fa previsioni di ulteriore crescita (+7,7%) per l’anno corrente.
In questa ondata di entusiasmo c’è stato spazio per una riflessione sulla sostenibilità: non più reclusa in ambiti tecnici ma diffusa tra proposte, prototipi, trend, allestimenti, installazioni artistiche pop e manifesti etici (girando tra gli stand, compaiono un po’ ovunque le parole vegan, bio e natural). Nella grande varietà di testimonianze, è interessante rilevare anche posizioni divergenti: riguardo alla plastica, per esempio, molti sposano l’avversione contemporanea per il materiale che infesta oceani e spiagge, enfatizzando l’estetica rassicurante della carta. Su tutt’altro fronte chi promuove una gestione più responsabile dei rifiuti per non rinunciare all’altissima efficienza dei polimeri sintetici che – nel beauty più del food – si prestano a molteplici riutilizzi e dunque aprono allo studio di nuove confezioni per il refill (Cosmondial). Infine trova spazio, purtroppo, anche qualcuno che riveste la plastica con il bambù per farla sembrare meno aggressiva (ma tra i nuovi trend c’è che il consumatore non ci casca più). Un altro punto di svolta è nello stato fisico dei prodotti: per ridurre il numero di flaconi, aumentano i cosmetici solidi. Così quelli che possono sembrare semplici saponette sono shampoo e balsamo (anche studiati per tipologia di capello e cute), creme idratanti e olii per il corpo (Senso Naturale). Un’innovazione che potrebbe rivoluzionare il nostro beauty da viaggio, nella speranza di non abbandonare più prodotti ai controlli di sicurezza in aeroporto.
Non è poi così schifoso (“not so trashy”) tutto ciò che buttiamo via, recita il terzo dei CosmoTrends presentati in anteprima da Beautystreams nel corso della fiera. Tutt’altro: oggi stiamo (ri)scoprendo la preziosità degli scarti. L’upcycling, detto anche riciclo creativo, promette una seconda vita a tutto ciò che ieri avremmo semplicemente dovuto smaltire; dunque più un riuso che un riciclo. E le aziende che oggi scommettono sull’upcycling provano a ripensare i propri ingredienti e processi produttivi, collegando il supply management della cosmetica alla coda di altre industry – soprattutto quella alimentare, che per Beautystreams è una ricca vena di risorse riusabili. All’interno della fiera, i visitatori hanno potuto scoprire un’apposita area d’ispirazione, chiamata Ingredients Zone. «Siamo produttori e quindi possiamo fare ricerca e sviluppo» ha rimarcato Flavia Fiordispino, founder di Etherea Cosmesi Naturale, mentre annunciava alcune novità in produzione per l’estate 2023 ricavate da materie prime super-sostenibili come scarti di pomodoro e di oli essenziali. Ma l’elenco degli innovatori è lungo: dalla Spagna (Cosmewax) arriva una crema per il viso destinata alla generazione Z, ricavata da scarti di gin e mela; dalla Germania (JM Nature) un deodorante solido racchiuso in una boccetta ricavata dalle bucce di patata, e così via. Per ulteriori dettagli sui cinque trend di Beautystreams rimandiamo al nostro primo reportage.
Se poi sostenibilità vuol dire anche legalità e tutela dei diritti, qualche altro passo avanti si potrà fare nella corretta applicazione delle regole d’accesso degli espositori (soprattutto extra-UE), poiché durante quest’ultima edizione di Cosmoprof la Guardia di Finanza ha dovuto sequestrare dai banchi della fiera oltre trentamila prodotti non sicuri o non conformi a norme comunitarie, e ha segnalato trenta lavoratori irregolari facenti riferimento a diversi datori di lavoro. Requisiti di civiltà rispetto ai quali il paese ospitante non è mai stato l’ultimo della classe.