Piccolo commercio, la sfida per battere crescita zero e inflazione.
Durante la pandemia i piccoli store seppero intercettare le esigenze dei consumatori, che volevano punti vendita accessibili, vicino casa e che conoscessero le loro esigenze. Si parlò di rinascita del commercio di prossimità. Oggi sembra che le cose non stiano proprio così. Ma forse è presto per capire come si evolverà il microcommercio.
La buona notizia è che i piccoli negozi, in Italia, sono stati capaci di adattarsi alle sfide degli ultimi tre anni, dalla pandemia all’inflazione, ampliando la loro offerta, grazie ai canali online, ponendo maggiore attenzione alla comunicazione del loro valore aggiunto, ricercando l’equilibrio tra sapere della tradizione e unicità dell’innovazione, puntando su sostenibilità, qualità, servizio e integrazione dell’offerta. È quanto emerge dalla ricerca L’eccellenza nello shopping di prossimità condotta da SDA Bocconi per American Express.
Ma è l’unica buona notizia. Nonostante abbiano accettato la sfida del cambiamento, i piccoli commercianti si trovano in una situazione di difficoltà. La perdita di potere di acquisto degli italiani e la conseguente contrazione dei consumi incidono sulla sopravvivenza dei piccoli shop. “Con la tendenza attuale, la stima per i prossimi sette anni, da qui al 2030 , è di una contrazione di circa 73 mila (-11% sul totale), ad un ritmo di 18 negozi spariti al giorno” ha avvertito qualche settimana fa Confesercenti, presentando con Ipsos uno studio dal titolo l’analisi Il Commercio oggi e domani, che fa un’approfondita analisi sul futuro della distribuzione commerciale. A diminuire, rispetto al 2019, sono soprattutto i negozi di moda (-8.553 unità rispetto al 2019, con un calo del -6,3%), anche se le riduzioni percentuali più elevate vengono registrate da giornali e articoli di cartoleria (-13,5%, per 3.963 imprese in meno). In forte contrazione quasi tutte le imprese attive nel comparto food, ad eccezione di un +2% che riguarda le imprese ortofrutticole e di un + 4,5 che riguarda il comparto distribuzione bevande.
La modificazione e la riduzione dei livelli di servizio offerto dai negozi in sede fissa confina con il rischio di desertificazione commerciale delle città. Il fenomeno non è solo italiano. In Francia il Il 61,40% dei commercianti indipendenti, in tutti i settori, dichiara che la propria attività è diminuita dall’inizio dell’anno. Sono i risultati dell’indagine condotta da echoMMERCES, il media indipendente del commercio al dettaglio, sull’attività al dettaglio nel primo trimestre del 2023.
Abbiamo chiesto a Laurent Marrel, che ha curato la ricerca, se ci sono delle azioni che i piccoli commercianti potrebbero intraprendere immediatamente: «Primo: la tecnologia digitale non sarà in grado di compensare tutte le perdite di affari, ma è comunque una strada che dovrebbe essere esplorata ulteriormente dai rivenditori indipendenti. Secondo: le nuove generazioni non sono contrarie all’idea di andare in negozio, anzi. Ma per attirarli è necessario adottare un nuovo modello di commercio, sempre più lontano da quello in cui bastava aspettare tranquillamente nel proprio negozio l’arrivo dei clienti. Terzo, e più importante consiglio: non rimanete isolati e federatevi a livello locale. E in effetti i distretti e le comunità possono essere un interlocutore privilegiato della città. Insieme, per condividere, scambiare, aiutarsi. E per non scoraggiarsi. Perché il futuro resta il negozio.