Fashion system: 5 input per diventare un brand sostenibile.
I 5 input individuati dall’Osservatorio di altavia.disko per diventare un brand sostenibile.
Il fashion system è soggetto a un ripensamento radicale. Negli ultimi anni i consumatori sono diventati sempre più consapevoli delle loro scelte e la pandemia ha rafforzato la sostenibilità come necessità essenziale per l’esistenza stessa di un brand. Il dinamismo di questa industry, fondamentale per intercettare e incanalare l’identità e i costumi della nostra società, incontra, quindi, un cambiamento globale. Obiettivo: diventare icone di un nuovo mondo tecnologico e a basso impatto. Come fare? Per esempio, identificando i 5 input per diventare un brand sostenibile.
Numero 1 > Identificare un purpose.
Ovvero, definire uno scopo superiore a cui dedicare l’attività dell’impresa. Per un brand è fondamentale averne uno che ne guidi l’identità, i processi e che sia facilmente riconoscibile dal proprio pubblico. Le aziende non devono limitarsi a interventi sporadici di facciata. Il mercato è attento alla coerenza valoriale e, presto, il legislatore punirà fenomeni come il greenwashing in maniera sempre più decisa. La sostenibilità deve, quindi, diventare una qualità intrinseca dei brand per i quali risulta fondamentale saper trasmettere all’esterno i propri valori. Anche il fenomeno del green hiding, ovvero l’assenza di comunicazione delle pratiche virtuose, danneggia i brand perché ostacola il consumatore nella scelta consapevole, impedendo il confronto e lo sviluppo di una “sana” dinamica concorrenziale.
Numero 2 > Ridurre le emissioni di CO2.
La riduzione dell’impatto ambientale è, in modo strutturale, la sfida fondamentale per la sopravvivenza dell’intero pianeta. La Climate Neutrality annunciata questo agosto da Two Thirds rappresenta un esempio di declinazione di questo obiettivo. Così come quelli di Wrad, Armedangels, Knowledge Cotton Apparel. I grandi gruppi (come Kering, Adidas, Luxottica, Ferragamo solo per citarne alcuni) non sono da meno.
Numero 3 > Ripensare la logistica.
Mettere sotto i riflettori in modo critico la gestione delle scorte, lo smaltimento delle rimanenze e lo sviluppo di una filiera corta. È difficile immaginare un futuro per lo scenario a cui siamo abituati. Quello, cioè, in cui le merci viaggiano per migliaia di chilometri (e in grandissime quantità) tra differenti punti della filiera. Nel futuro prossimo sarà fondamentale per i brand un coordinamento razionale di tutti gli aspetti della logistica. Dalla scelta di mezzi di trasporto più “green” a una gestione razionale delle rimanenze di magazzino, l’intero processo di vendita e distribuzione dovrà essere rivisto in chiave sostenibile sia dal punto di vista ambientale che finanziario. In questo senso, occorre ripensare radicalmente i modelli di business di moltissime imprese. L’upcycling (possiamo citare, per esempio, la collezione Reimagine di Pinko e il progetto evolutivo di Dyloan) e il second hand rientrano in questa categoria con il secondo destinato a passare dall’attuale 2% al 10%-15% entro il 2024 (fonte Boston Consulting). Senza dimenticare il work in progress attuale di molti progetti di reshoring dal Far East.
Numero 4 > Considerare il territorio.
Con le sue sociodiversità culturali e manifatturiere, il territorio è un elemento inalienabile a livello competitivo. Occorre prendersi cura di quelli in cui abitiamo, di cui ci serviamo e in cui consumiamo. I brand devono, a loro volta, considerare i territori dove producono come valori da preservare e sviluppare, generando benessere non solo sotto il profilo economico.
Numero 5 > Avere cura delle persone.
È il corollario del punto 4 ed è relativo alle persone. I programmi di inclusione e valorizzazione della diversità sono un necessario strumento per rendere i brand capaci di ascoltare i cambiamenti e incanalarli nella loro proposta di contenuti. Occorre prendersi cura di chi contribuisce a trasformare il nostro purpose in prodotti e servizi da offrire al mercato. La reputazione di un brand è, infatti, fortemente legata alle sue politiche sociali e sono sempre di più gli esempi virtuosi premiati dal mercato. Il welfare aziendale è diventato fondamentale per uno sviluppo sostenibile. La vecchia visione di impresa verticale sta per essere sostituita da una nuova, orizzontale, che ascolta, valorizza e include le persone nei processi decisionali.
In collaborazione con LINEAPELLE MAGAZINE