Second hand, da vintage a Pre-Loved.
Stime sempre più rosee per il mercato dell’usato, che è più che triplicato dal 2020 ad oggi e che interessa sempre più settori merceologici
È uscita qualche giorno fa un’analisi di Bcg (Boston Consulting Group) e della piattaforma specializzata in abiti second hand Vestiaire Collective che stima il valore del mercato della moda e del lusso attorno ai 100 e 120 miliardi di dollari. Una cifra che si è più che triplicata dal 2020 a oggi e che è destinata ancora a salire. Secondo la ricerca, infatti, oggi riguarda dal 3% al 5% del mercato complessivo di abbigliamento, calzature e accessori, ma potrebbe salire addirittura fino al 40%.
A trainare il boom sono consumatori della GenZ, attivi sia come compratori che come venditori.
Un exploit che non si ferma alla moto, ma interessa varie categorie merceologiche come, per esempio, gli orologi. Il cosiddetto secondo polso sta vivendo una crescita senza precedenti, con un aumento della domanda a livello globale sia dei grandi classici del lusso che di orologi prodotti con materiali sostenibili e con processi produttivi a basso impatto ambientale.
E in effetti è sicuramente la sostenibilità ad essere tra i principali driver di questo settore. Non solo, però. Come racconta Erica Corbellini, Professoressa di Management of Fashion Companies SDA e Università Bocconi, il capo di seconda mano viene scelto non solo perché più conveniente, non solo perchè con meno impatto ambientale ma perchè racconta una storia. E infatti si parla sempre più spesso di capi Pre-loved, già amati,indicando così quei capi e quegli oggetti che ieri chiamavamo vintage. Non è più un qualcosa di “usato”, con una accezione che potrebbe sembrare dequalificante rispetto al prodotto a prezzo pieno. È già stato amato vuol dire che ha una storia alle spalle e oggi un destino: aiutare ad allungare il ciclo di vita del prodotto, valorizzando la scelta del consumatore di sfuggire all’iperconsumismo.
Abbiamo parlato di questa trasformazione, che non è solo semantica, con Alfio Fontana, CSR Manager di Humana Italia, che recupera i vestiti che non si indossano più, dando loro una seconda vita attraverso il riutilizzo e il riciclo. Quanto realizzato dagli store di Milano, Roma, Torino, Verona, Firenze e Bologna e online sul sito www.humanavintage.it., va a sostenere importanti progetti di cooperazione.
Trovate anche nel cliente di Humana Vintage le caratteristiche evidenziate nella ricerca di Boston Consulting?
L’impatto ambientale e la sostenibilità sociale pesano sempre più nelle scelte dei consumatori a livello globale. Il cliente di Humana Vintage in questo senso è già un cliente attento e consapevole, precursore di una tendenza oggi più che mai attuale. Il nostro target principale ha tra i 20 e i 35 anni e sono soprattutto i più giovani ad affermare sempre più il potenziale della sostenibilità dei prodotti nelle loro scelte d’acquisto.
Quali sono le novità che vedi dal tuo osservatorio?
Negli ultimi anni abbiamo registrato un incremento del 74% delle vendite nei nostri negozi (cfr 2019/2021). La nostra catena si è allargata ma anche le performance dei singoli negozi sono costantemente migliorate. Inoltre, siamo entusiasti di vedere che finalmente sempre più realtà del mondo del tessile e della moda investono nella sostenibilità dei propri prodotti e del proprio business: tale impegno deve essere perseguito in un’ottica di lunga durata e in maniera strutturale, affinché possa davvero portare dei benefici per la salvaguardia dell’ambiente. La nostra lunga esperienza e capacità di attuare un modello di economia circolare efficace, rendicontabile e trasparente fa sì che sempre più aziende, soprattutto della moda, ci scelgano come partner per progetti che riguardano la sostenibilità. Da un lato, le campagne di comunicazione e le collaborazioni che realizziamo con i brand (dalle campagne take back di raccolta abiti ai progetti speciali) hanno lo scopo di sensibilizzare il cliente finale sull’importanza di prolungare la vita di ogni capo. Dall’altro lato, queste operazioni sono una risposta alla richiesta che sempre più i consumatori fanno alle aziende affinché si impegnino in un percorso di sostenibilità. La componente sociale per noi rimane sempre al centro: anche queste iniziative, infatti, contribuiscono a sostenere la nostra mission e i progetti di sviluppo che Humana People to People realizza nel mondo.